martedì 4 novembre 2008

Così la Gelmini diventò avvocato

Nella città calabrese l'anno precedente il record di ammessi con il 93 per cento

Da Brescia a Reggio Calabria
Così la Gelmini diventò avvocato

L'esame di abilitazione all'albo nel 2001.
Il ministro dell'Istruzione: «Dovevo lavorare subito»

Novantatré per cento di ammessi agli orali! Come resistere alla tentazione? E così, tra i furbetti che nel 2001 scesero dal profondo Nord a fare gli esami da avvocato a Reggio Calabria si infilò anche Mariastella Gelmini. Ignara delle polemiche che, nelle vesti di ministro, avrebbe sollevato con i (giusti) sermoni sulla necessità di ripristinare il merito e la denuncia delle condizioni in cui versano le scuole meridionali. Scuole disastrose in tutte le classifiche «scientifiche» internazionali a dispetto della generosità con cui a fine anno vengono quasi tutti promossi.

La notizia, stupefacente proprio per lo strascico di polemiche sulla preparazione, la permissività, la necessità di corsi di aggiornamento, il bagaglio culturale dei professori del Mezzogiorno, polemiche che hanno visto battagliare, sull'uno o sull'altro fronte, gran parte delle intelligenze italiane, è stata data nella sua rubrica su laStampa.it da Flavia Amabile. La reazione degli internauti che l'hanno intercettata è facile da immaginare. Una per tutti, quella di Peppino Calabrese: «Un po' di dignità ministro: si dimetta!!» Direte: possibile che sia tutto vero? La risposta è nello stesso blog della giornalista. Dove la Gelmini ammette. E spiega le sue ragioni.

Un passo indietro. È il 2001. Mariastella, astro nascente di Forza Italia, presidente del consiglio comunale di Desenzano ma non ancora lanciata come assessore al Territorio della provincia di Brescia, consigliere regionale lombarda, coordinatrice azzurra per la Lombardia, è una giovane e ambiziosa laureata in giurisprudenza che deve affrontare uno dei passaggi più delicati: l'esame di Stato.

Per diventare avvocati, infatti, non basta la laurea. Occorre iscriversi all'albo dei praticanti procuratori, passare due anni nello studio di un avvocato, «battere» i tribunali per accumulare esperienza, raccogliere via via su un libretto i timbri dei cancellieri che accertino l'effettiva frequenza alle udienze e infine superare appunto l'esame indetto anno per anno nelle sedi regionali delle corti d'Appello con una prova scritta (tre temi: diritto penale, civile e pratica di atti giudiziari) e una (successiva) prova orale. Un ostacolo vero. Sul quale si infrangono le speranze, mediamente, della metà dei concorrenti. La media nazionale, però, vale e non vale. Tradizionalmente ostico in larga parte delle sedi settentrionali, con picchi del 94% di respinti, l'esame è infatti facile o addirittura facilissimo in alcune sedi meridionali.

Un esempio? Catanzaro. Dove negli anni Novanta l'«esamificio» diventa via via una industria. I circa 250 posti nei cinque alberghi cittadini vengono bloccati con mesi d'anticipo, nascono bed&breakfast per accogliere i pellegrini giudiziari, riaprono in pieno inverno i villaggi sulla costa che a volte propongono un pacchetto «all-included»: camera, colazione, cena e minibus andata ritorno per la sede dell'esame.
Ma proprio alla vigilia del turno della Gelmini scoppia lo scandalo dell'esame taroccato nella sede d'Appello catanzarese. Inchiesta della magistratura: come hanno fatto 2.295 su 2.301 partecipanti, a fare esattamente lo stesso identico compito perfino, in tantissimi casi, con lo stesso errore («recisamente» al posto di «precisamente», con la «p» iniziale cancellata) come se si fosse corretto al volo chi stava dettando la soluzione? Polemiche roventi. Commissari in trincea: «I candidati — giura il presidente della «corte» forense Francesco Granata — avevano perso qualsiasi autocontrollo, erano come impazziti». «Come vuole che sia andata? — spiega anonimamente una dei concorrenti imbroglioni —. Entra un commissario e fa: "Scrivete". E comincia a dettare il tema. Bello e fatto. Piano piano. Per dar modo a tutti di non perdere il filo».

Le polemiche si trascinano per mesi e mesi al punto che il governo Berlusconi non vede alternative: occorre riformare il sistema con cui si fanno questi esami. Un paio di anni e nel 2003 verrà varata, per le sessioni successive, una nuova regola: gli esami saranno giudicati estraendo a sorte le commissioni così che i compiti pugliesi possano essere corretti in Liguria o quelli sardi in Friuli e così via. Riforma sacrosanta. Che già al primo anno rovescerà tradizioni consolidate: gli aspiranti avvocati lombardi ad esempio, valutati da commissari d'esame napoletani, vedranno la loro quota di idonei raddoppiare dal 30 al 69%.
Per contro, i messinesi esaminati a Brescia saranno falciati del 34% o i reggini ad Ancona del 37%. Quanto a Catanzaro, dopo certi record arrivati al 94% di promossi, ecco il crollo: un quinto degli ammessi precedenti.

In quei mesi di tormenti a cavallo tra il 2000 e il 2001 la Gelmini si trova dunque a scegliere, spiegherà a Flavia Amabile: «La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi, mio padre era un agricoltore. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare l'esame per ottenere l'abilitazione alla professione». Quindi? «La sensazione era che esistesse un tetto del 30% che comprendeva i figli di avvocati e altri pochi fortunati che riuscivano ogni anno a superare l'esame. Per gli altri, nulla. C'era una logica di casta, per fortuna poi modificata perché il sistema è stato completamente rivisto». E così, «insieme con altri 30-40 amici molto demotivati da questa situazione, abbiamo deciso di andare a fare l'esame a Reggio Calabria».
I risultati della sessione del 2000, del resto, erano incoraggianti. Nonostante lo scoppio dello scandalo, nel capoluogo calabrese c'era stato il primato italiano di ammessi agli orali: 93,4%. Il triplo che nella Brescia della Gelmini (31,7) o a Milano (28,1), il quadruplo che ad Ancona. Idonei finali: 87% degli iscritti iniziali. Contro il 28% di Brescia, il 23,1% di Milano, il 17% di Firenze. Totale: 806 idonei. Cinque volte e mezzo quelli di Brescia: 144. Quanti Marche, Umbria, Basilicata, Trentino, Abruzzo, Sardegna e Friuli Venezia Giulia messi insieme.

Insomma, la tentazione era forte. Spiega il ministro dell'Istruzione: «Molti ragazzi andavano lì e abbiamo deciso di farlo anche noi». Del resto, aggiunge, lei ha «una lunga consuetudine con il Sud. Una parte della mia famiglia ha parenti in Cilento». Certo, è a quasi cinquecento chilometri da Reggio. Ma sempre Mezzogiorno è. E l'esame? Com'è stato l'esame? «Assolutamente regolare». Non severissimo, diciamo, neppure in quella sessione. Quasi 57% di ammessi agli orali. Il doppio che a Roma o a Milano. Quasi il triplo che a Brescia. Dietro soltanto la solita Catanzaro, Caltanissetta, Salerno. Così facevan tutti, dice Mariastella Gelmini. Da oggi, dopo la scoperta che anche lei si è infilata tra i furbetti che cercavano l'esame facile, le sarà però un po' più difficile invocare il ripristino del merito, della severità, dell'importanza educativa di una scuola che sappia farsi rispettare. Tutte battaglie giuste. Giustissime. Ma anche chi condivide le scelte sul grembiule, sul sette in condotta, sull'imposizione dell'educazione civica e perfino sulla necessità di mettere mano con coraggio alla scuola a partire da quella meridionale, non può che chiedersi: non sarebbero battaglie meno difficili se perfino chi le ingaggia non avesse cercato la scorciatoia facile?

Gian Antonio Stella
04 settembre 2008(ultima modifica: 05 settembre 2008)

Repubblica.it

Assemblea generale

La comunita' accademica dell'Universita' Mediterranea di Reggio Calabria e'' convocata in Assemblea generale domani, 5 novembre, alle ore 11, nell'Aula Magna ''Antonio Quistelli''.

All'ordine del giorno i seguenti punti:
- situazione del sistema universitario nazionale;
- situazione dell'Universita' Mediterranea in relazione ai tagli della finanziaria e ai punti di riforma proposti dal ministro Gelmini.

La risposta!!!

Scuola..caro Nicolò io penso che... PDF Stampa E-mail
Martedì 04 Novembre 2008 11:46
Strill.it
Carissimo Nicolò,
più che matti queste migliaia di studenti e ricercatori mi sembrano dei facinorosi. Anzi matti e facinorosi allo stesso tempo, sfaticati e ciuchi, “indottrinati” e “ideologizzati” che “si sono bevuti il cervello”. Ma che razza di pretese hanno: vorrebbero un futuro, vorrebbero un lavoro, vorrebbero progettare la propria vita, vorrebbero far fruttare anni e anni di studio, fatica e spese….ma sono proprio matti!!! Vorrebbero ad esempio che qualcuno in questo Paese si ricordi ogni tanto della Costituzione. Tutti (?) conoscono l'articolo 33: «L'arte e la scienza sono libere e
libero ne è l'insegnamento»: la scienza è accostata all'arte e ne viene proclamata ed esaltata la libertà. O ancora l'articolo 9, che appartiene al primo blocco di 13 articoli (quelli, caro Nicolò, che elencano i principi fondamentali). Quest'articolo afferma che «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica». E perché non ricordare anche, per chi lo avesse dimenticato, l'articolo 4? Recita così «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della
società».

Costituzione, progresso spirituale, diritti??? Ma di che cosa stiamo parlando, qui si procede a colpi di decreto e di tagli: tagliamo tutto, tagliamo soprattutto laddove non si vede il prodotto finito o dove comunque il prodotto non è materiale e questo prodotto si chiama sapere, si chiama cultura, si chiama “avere i mezzi per poter giudicare, per poter criticare, per poter avere un’idea”. Allora riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro di un paio di mesi: capiremo così che in Italia nessuno sta ipotizzando una riforma della scuola e/o dell’Università, come lei, signor Nicolò, ci vuol far credere (ma non si preoccupi, è in dolce compagnia…). Una riforma ci vorrebbe, eccome ci vorrebbe!, ma qua non la sta proponendo nessuno, mi creda: questa non è una riforma, questa è un’enorme sforbiciata! Una sforbiciata iniziata in un’afosa giornata estiva, portata avanti a colpi di decreto nel colpevole e vergognoso silenzio generale (vero PD?).

Nasceva allora la legge 133/2008 che convertiva in legge il decreto 112/2008, “recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”: un enorme calderone in cui si è messo proprio di tutto. Ma che cos’è un decreto? Lei, che fa politica da tanti anni sicuramente lo saprà, ma lo vorrei ricordare ugualmente. Il decreto è uno strumento legislativo disciplinato dall’art. 77 della Costituzione (ancora Lei!), viene presentato dal governo al Presidente della Repubblica, il quale, dopo aver verificato la costituzionalità, lo firma. Dopodiché il decreto viene presentato alle Camere e diventa subito efficace, con il Parlamento che si impegna a convertirlo in legge entro sessanta giorni, altrimenti i suoi effetti decadono. Lo stesso articolo 77 prevede che lo strumento del decreto possa essere adottato in “casi straordinari di necessità e urgenza”.

Prima domanda: dov’era l’urgenza?? Provo a dare una risposta, premettendo che è innegabile che negli ultimi quindici anni si sia abusato del decreto legge, ma è altrettanto innegabile la furbata dell’accoppiata Berlusconi-Tremonti (povera Maria Stella, chi gliela fatta fare?). Infatti la presunta riforma universitaria è stata abilmente camuffata all’interno di un provvedimento di mera natura economica, collegato alla legge finanziaria, la quale viene approvata in blocco, con il governo che sempre più spesso si avvale della fiducia. Non dimentichiamo che l’art. 75 della Costituzione non ammette il referendum popolare abrogativo “per le leggi tributarie e di bilancio”.

Lei, signor Nicolò, conoscerà bene anche le date: decreto presentato il 25 giugno, analisi iniziata il 2 luglio, conversione in legge il 6 agosto in appena 9 minuti e mezzo!! Tutto ovviamente con l’opinione pubblica ipnotizzata non tanto dal caldo (che certo non mancava), quanto da quelle seriose discussioni sulla paura dell’uomo nero, dell’immigrato che tanto terrore ci provoca (o meglio, ci provocava, visto che il governo ci ha liberato anche da questa fobia che per un anno e mezzo ci ha impedito di vivere).Che capolavoro! Ma che cosa prevede la legge 133 per quanto riguarda il mondo universitario? Essendo una legge di natura economica non prevede ovviamente riforme contenutistiche (come lei ci vuol far credere), ma solo provvedimenti finanziari.

Qualche esempio: il comma 13 dell’art. 66 stabilisce che per il triennio 2009-2011 le assunzioni e le stabilizzazioni del personale a tempo indeterminato non devono superare il 20% delle unità cessate l’anno precedente. Per l’anno 2012 il tetto è del 50%. Inoltre il fondo per il finanziamento ordinario dell’Università è ridotto a 1441, 5 milioni di euro nell’arco di 5 anni, in ragione del blocco del turn over. L’art. 16 prevede che le Università abbiano la possibilità di trasformarsi in fondazioni di diritto privato. E’ facile prevedere che con tutti i tagli ( o meglio le essenzializzazioni, che parolona!) effettuati, tale possibilità si traduca per gli atenei in obbligo, senza trascurare un altro aspetto preoccupante: l’aumento delle tasse universitarie (che ovviamente saranno giustificate con la solita inflazione). E già le immagino le fondazioni private reggine o meridionali fare a gara per mettere le mani sull’ultimo baluardo del sapere pubblico. A proposito un’idea mi balena per la testa: perché non affidare le gloriose università di Reggio e Messina a chi ci sta per regalare quel gioiello chiamato Ponte sullo stretto? Che scenario da brividi… Ma ammettiamo pure che questi finanziamenti privati arriveranno davvero: secondo lei in che settore confluiranno prevalentemente? Secondo me (e le assicuro che non sono un matto)in facoltà quali ingegneria, chimica, informatica. E chi ama l’arte, la filosofia, la storia, il greco o il latino (insomma il famoso prodotto non finito) che fine farà? E non sarebbe comunque un controsenso chiedere aiuto ai privati, oggi in ginocchio davanti allo Stato per elemosinare finanziamenti pubblici? Non dimentichiamo che l'Italia è attualmente il fanalino di coda in Europa per quanto riguarda le attività di ricerca e sviluppo.

La percentuale di queste attività, rispetto al Pil, è di poco più dell'1%, di fronte a una media europea del 2% abbondante. Lo scarso impegno dell'Italia in questo settore è ancora più grave se paragonato a quello decisamente superiore dei paesi asiatici emergenti, in particolare della Cina. Questo paese è spesso visto come un pericolo in quanto produce beni di largo consumo a basso costo, facendo concorrenza all'industria italiana; attualmente questo non è vero in quanto la nostra industria tende a coprire un settore di qualità più elevata. Tuttavia, se gli attuali rapporti di investimento rimarranno costanti nei prossimi anni, possiamo tranquillamente prevedere un sorpasso da parte della Cina anche nei settori tecnologicamente avanzati, lasciando ben poco spazio anche alle attività industriali di punta.

Né ha senso argomentare che bisogna ridurre queste spese a causa della crisi economica (a proposito, dov’era questa benedetta crisi internazionale fino a qualche mese fa?). Al contrario proprio la crisi richiede un maggior intervento dello Stato, ed è ben noto che gli investimenti in ricerca e sviluppo sono i più efficaci.

Non solo il governo si muove nella direzione sbagliata, ma quello che è peggio, effettua tagli indiscriminati, indipendentemente dalle reali necessità degli enti di ricerca e delle università. Tagliare tutto un comparto con una stessa proporzione per ciascuna delle sue componenti è il contrario di governare, è irresponsabile incapacità di fare delle scelte. E proprio così che i nostri governanti pensano al nostro futuro. Sarò stato pure catastrofista, ma anche il buon Leopardi, spesso etichettato come pessimista, invitò “ottimisticamente” l’umanità a stringersi in “social catena”per un futuro diverso. E se questa social catena ci sarà davvero ?

Sarebbe bello: precari,cococo, dottorandi, sissini, sfruttati e ….matti, tutti uniti contro chi ci sta rubando il futuro. E solo utopia?


Ernesto Romeo, precario ma non matto.

Lettera al Blog: Tito Russo

Riceviamo e pubblichiamo:

L'ONDA NON SI ARRESTA

Cari compagni, sono Tito Russo, resp. naz. Organizzazione dell'Unione degli Studenti nonchè orgogliosamente vostro conterraneo aspromontano. Una volta appreso dell'esistenza di questo blog, ho deciso di lasciarvi poche righe di analisi che possano diventare contributo alla discussione sia interattiva che fattiva nelle scuole e nell'università in agitazione.

L'"Onda anomala" del movimento studentesco, dopo la straordinaria mobilitazione del 10 ottobre scorso, è andata avanti con tappe "a singhiozzo", culminate nella mirabolante manifestazione di popolo che si è tenuta a Roma il 30 ottobre: uno sciopero generale e generalizzato di tutto il comparto che ha visto unite tutte le componenti della comunità scolastica e universitaria. In seno all'Onda adesso è il momento delle riflessioni: che fare? o per lo meno che farsene (dell'Onda)?

E' indubbio che ciò deve emergere dalle assemblee dislocate nelle scuole e nelle facoltà, anche perchè il movimento ha come sua natura la irrapresentabilità da strutture e sovrastrutture nazionali, ma vive nelle menti e nei corpi delle studentesse e degli studenti che urlano la rpopria volontà di "non pagare la crisi" della globalizzazione drogata dal mercato neoliberista. Un movimento che si autorappresenta ma che deve necessariamente legarsi ad altre istanze che provengono dalla società, in una sorta di sciopero generale "coordinato e continuativo" che tocchi tutte le categorie della formazione e del lavoro.

Per far questo nelle città bisogna creare dei veri e propri laboratori di analisi ed elaborazione affinchè non passi l'idea nella stampa e nel movimento stesso, che si proceda per slogan in contrasto ad un provvedimento. No, cari compagni, è in gioco il nostro presente ed ergo il nostro futuro, infarcito di precarietà in ogni interstizio e che riassume un orizzonte di sfruttamento normalizzato della manualità e dell'intellettualità.

Questo ci pone ad un bivio: desistere e sancire la morte di una intera generazione oppure continuare per preparare l'assalto al cielo. Qui ed ora. Un abbraccio rivoluzionario

Il compagno Tito

Villa S.Giovanni protesta!


Reggio: nuovo corteo studenti
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Martedì 04 Novembre 2008 11:58

da Strill.it

Prosegue nel reggino la protesta studentesca contro la riforma del sistema scolastico. Questa mattina a Reggio Calabria sono stati protagonisti gli studenti delle scuole superiori di Villa San Giovanni. Circa duecento ragazzi degli istituti alberghiero, magistrale e classico della cittadina dello Stretto hanno raggiunto in treno il capoluogo di provincia animando un colorato corteo, caratterizzato da striscioni e slogan, snodatosi lungo il corso Garibaldi e conclusosi con un sit -in a piazza Italia. Si e' trattato di una manifestazioni pacifica ed ordinata. Altre proteste sono in programma nei prossimi giorni. (AGI)

Reggio: 5/11/08 assemblea su riforma universitaria

Reggio: domani assemblea su riforma universitaria PDF Stampa E-mail
Martedì 04 Novembre 2008 11:47
Continua la mobilitazione nel mondo accademico calabrese contro i progetti di riforma varati dal governo. La comunita' accademica dell'Universita' Mediterranea di Reggio Calabria e' stata convocata in assemblea generale per domani, 5 novembre alle ore 11, nell'Aula Magna "Antonio Quistelli".

All'ordine del giorno la situazione del sistema universitario nazionale e quella dell'Universita' Mediterranea in relazione ai tagli della finanziaria e ai punti di riforma proposti dal ministro Gelmini. Iniziative sono in corso anche all'Universita' della Calabria, che ha sede a Cosenza, ed all'Universita' "Magna Graecia" di Catanzaro. (AGI)

Nasce il Blog del movimento studentesco ' Trasparenza Autonomia Partecipazione'

Martedì 04 Novembre 2008 - 12:36:55

Reggio Calabria: Nasce il Blog del movimento studentesco ' Trasparenza Autonomia Partecipazione'.

Riceviamo e pubblichiamo integralmente.
Il Movimento Studentesco “Trasparenza Autonomia Partecipazione” rende noto la nascita del Blog del movimento, consultabile all’indirizzo internet: http://movimentostudentescorc.blogspot.com/.

Lo spazio telematico si prefigge come obiettivo l’approfondimento della protesta studentesca e il coordinamento delle realtà studentesche nate sul territorio di Reggio Calabria e Provincia.
Reggio Calabria lì, 03/11/08

http://www.globocommunication.it/dettaglio_news.php?id=2131

Università: PALERMO IN ASSEMBLEA

UNIVERSITA': FACOLTA' PALERMO IN ASSEMBLEA

Assemblea d'Ateneo questa mattina nell'aula magna di Ingegneria di Palermo in vista della manifestazione nazionale di venerdi' e dello sciopero generale dell'universita' del 14. In discussione anche le decisioni del Tavolo tecnico di coordinamento d'ateneo riunitosi ieri pomeriggio, tra le quali l'istituzione di una commissione interfacolta' che analizzi in maniera critica il bilancio dell'Ateneo al fine di portare degli spunti costruttivi alle proposte di riforma che verranno elaborate dalla Commissione 'Documento politico' di Ateneo e la definizione dell'organizzazione delle manifestazioni del 7 e 14 novembre 2008.

Il tavolo tecnico si riunira' nuovamente giovedi' alle 15 nello spazio antistante Lettere e Filosofia. Fra le proposte tavoli di discussioni sulla legge 133 e slittamento delle lezioni, una volta a settimana, per consentire le assemblee d'ateneo. Oggi alle 14.30, nella sala del consiglio di Ingegneria, riunione degli assegnisti, dottorandi e contrattisti, e dalle 16, nelle piazze Politeama e Verdi, lezioni all'aperto dei docenti di Architettura, Ingegneria e Scienze della formazione.

Intanto, Scienze politiche, dopo cinque giorni di occupazione, ha deliberato il riavvio delle attivita', concordando col preside la possibilita' di riunirsi in assemblea in un'aula del piano terra.

(04 novembre 2008)
Repubblica.it