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(Aristotele, Politica) |
Secondo un'antica definizione scolastica, la politica è l'Arte di governare le società. Il termine, di derivazione greca (da polis "πόλις", città), si applica tanto alla attività di coloro che si trovano a governare (per scelta popolare in democrazia, o per altre ragioni in altri sistemi), quanto al confronto ideale finalizzato all'accesso all'attività di governo o di opposizione.
Definizioni
Volendo tentare una definizione potremmo dire che la politica (dal greco πολιτικος,politikós) è quell'attività umana, che si esplica in una collettività, il cui fine ultimo - da attuarsi mediante la conquista e il mantenimento del potere - è incidere sulla distribuzione delle risorse materiali e immateriali, perseguendo l'interesse di un soggetto, sia esso un individuo o un gruppo. La prima definizione risale ad Aristotele ed è legata al termine "polis", che in greco significa la città, la comunità dei cittadini; politica, secondo il filosofo Ateniese, significava l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. Altre definizioni, che si basano su aspetti peculiari della politica, sono state date da numerosi teorici: per Max Weber la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell'uso della forza; per David Easton essa è la allocazione di valori imperativi (cioè di decisioni) nell'ambito di una comunità; per Giovanni Sartori la politica è la sfera delle decisioni collettive sovrane.
Branche della Politica
La politica si può suddividere in tre branche in base all'aspetto della società e dei suoi rapporti in cui viene analizzata. Le tre branche sono politics, policy e polity. Per politics si intendono le dinamiche attuate dai vari partiti o gruppi di pressione per riuscire a conquistare il potere politico. Le dinamiche sono ovviamente differenti in base al sistema di riferimento, che può essere democratico o meno. Per policy si intendono le leggi o altri atti giuridici attuati dal potere politico per gestire la cosa pubblica. Per polity si intende il consenso da parte della collettività al potere politico e la coesione intrasocietaria delle classi. Questi tre aspetti si intrecciano e influenzano tra di loro, attuando più complesse dinamiche e aspetti socio-politici.
Storia
Età classica
In Grecia erano note tre forme di governo e le relative degenerazioni (la suddivisione appartiene ad Aristotele):
- Politeia - simile alla democrazia del linguaggio attuale (la sua corruzione: Democrazia - nel linguaggio corrente demagogia): il governo in cui a comandare è la massa.
- Aristocrazia (Oligarchia): Dal greco Aristoi (i migliori) si intende il governo dei più adatti a governare in contrapposizione alla sua corruzione Oligarchia (Da Oligoi pochi) ovvero il governo di alcuni, non necessariamente i migliori. Il termine aristocrazia è passato a indicare il ceto dei nobili anziché la forma di governo. C'è inoltre da notare come un'ulteriore degenerazione possa essere l'Oclocrazia cioè il "governo della feccia del popolo".
- Monarchia (Tirannide): da Monos (solo) indica il governo di un sol uomo. Il termine Tiranno indicava colui che si impossessava illegalmente del potere. Nell'antica Grecia non aveva il significato spregiativo attuale ma indicava solamente l'"illegalità" del potere.
Da notare che nel mondo ellenico era conosciuta anche la Diarchia ovvero il governo di due uomini come accadeva a Sparta.
Età moderna
Nel 1500 il termine politica viene rivisto anche da Machiavelli che con il suo trattato Il principe, la analizza e ne identifica una nuova definizione distinguendo da un'etica civile, un'etica diversa, concependo quindi un'etica dello stato come attore superiore all'uomo. Crea quindi il termine "Ragion di stato" che manterrà sempre ben separato dal termine politica la cui accezione per Machiavelli rimarrà in assoluto positiva, (la frase "il fine giustifica i mezzi" è stata attribuita falsamente al Machiavelli). Machiavelli intendeva dare alla politica un'autonomia che il Clero dell'epoca non era disposto a concedere. Verrà censurato dai suoi contemporanei e criticato in tutta Europa per le sue dichiarazioni. Stessa sorte toccherà un secolo dopo a Thomas Hobbes che pur avendo riconosciuto la migliore forma di governo nel Sovrano assoluto considerava la sua funzione derivante non dalla volontà divina (come stabiliva la tradizione) ma da un patto originario tra uomini liberi. Al contrario di Hobbes, John Locke non solo non vedeva nell'attribuzione al sovrano di tutti i poteri la soluzione alla conflittualità della società ma anzi formulò l'idea che il sovrano doveva rispettare i diritti fondamentali come la proprietà privata. Fondamentale è nella storia del pensiero politico l'opera di Montesquieu "L'ésprit des lois" (Lo spirito delle leggi) dove viene formulata la distinzione dei poteri come principio base per evitare la tirannide.
Età contemporanea
Nell'Ottocento Karl Marx formulò la dottrina del materialismo storico: la storia dei sistemi sociali e istituzionali è determinata da una struttura che deriva la sua "forma" dai rapporti economici in essere. L'economia rappresenta la base della società, che viene ad essere modellata e influenzata dai rapporti economici (la struttura), la quale, proprio perché alla base dell'organizzazione sociale, concorre in maniera basilare a determinarne i vari assetti sociali, culturali ed ideologici (sovrastruttura). Marx sottolineò che tuttavia il rapporto non è da considerarsi in maniera semplicemente deterministica.
Nel Novecento, l'arte della politica è diventata anche laboratorio pratico delle teorie politiche. Si sono sviluppati, infatti, una moltitudine di sistemi diversi di gestire la cosa pubblica. Accanto alle monarchie di inizio secolo si svilupparono le prime democrazie borghesi, e contemporaneamente i primi esperimenti di applicazione pratica del socialismo, la maggior parte dei quali sfociati in sistemi oppressivi. Nella prima metà del secolo a queste forme si affiancarono i totalitarismi ed autoritarismi di destra, derivanti dalla crisi delle fragili democrazie.
Negli ultimi anni la politica è andata via via trasformandosi, includendo come soggetto la cosiddetta società civile, fatta di movimenti di opinione che cercano di sottrarla all'astrazione in cui è stata sempre confinata: la politica si fa globale e nella coscienza di molti si delinea come stato in costante divenire delle relazioni sociali ed economiche.
Uno degli strumenti di intervento della società civile nell'azione politica istituzionale sono apparsi sempre più spesso i referendum di iniziativa popolare, sia in ambito nazionale, sia sempre più spesso in ambito regionale o locale.
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