Il nastro che svela Concorsopoli
MESSINA - «Quando ho deciso che mi dovevo opporre a questo "sistema" il mio pensiero è anche andato al mio amico e collega Matteo Bottari (ucciso nel 1998, ndr). Ho subito minacce, intimidazioni; ma non potevo permettere che diventasse docente uno, chiunque esso fosse, che non avesse i meriti e le qualità. E non sono stato il solo, tutta la commissione ha valutato non idoneo il candidato raccomandato dal rettore Tomasello». Chi parla, per la prima volta con i giornali, è Giuseppe Cucinotta professore ordinario della facoltà di Veterinaria di Messina che con la sua denuncia ha provocato un vero e proprio terremoto nell' ateneo. Le sue dichiarazioni hanno portato al rinvio a giudizio del rettore, che sarà processato insieme a ventidue tra docenti e dirigenti dell' università messinese il 5 marzo prossimo.
L' accusa: avere truccato concorsi per fare diventare docenti e ricercatori figli di altri docenti, di magistrati, di esponenti della Messina che conta. «Non lo potevo e non lo volevo fare - prosegue Cucinotta - non sarei stato a posto con la mia coscienza e così ho denunciato tutto alla magistratura. Spero solo che il mio non sia stato un gesto inutile, e che possa dare speranza a tanti giovani che sono figli di nessuno». Per alcuni mesi il professor Cucinotta ha girato con addosso un registratore, raccogliendo su nastro le minacce e le intimidazioni che gli venivano inviate dal rettore e da altri docenti per pilotare il concorso che avrebbe dovuto essere vinto da Francesco Macrì, figlio di un pro-rettore.
Le minacce cominciarono ad arrivare subito dopo il bando di quel concorso fatto ad hoc. Il professore Orazio Catarsini, ex preside della facoltà di Veterinaria, «messaggero» del rettore Tomasello si incontra con il professor Cucinotta e lancia un avvertimento. Catarsini: «Giuseppe, io sono soltanto un messaggero del Magnifico e con questo concorso sta scoppiando una bomba. Questo concorso lo deve vincere Macrì, in caso contrario non avrai più protezione e la magistratura aprirebbe un' inchiesta...». Pochi giorni dopo è il turno di un altro «messaggero», il docente di veterinaria Giovanni Caiola. Caiola: «Guarda che se non vince il figlio del professor Macrì ti tagliano le gambe e per te ci saranno tempi duri. Se non vince Macrì il concorso deve andare in bianco».
Ma non è soltanto il professor Cucinotta ad avere paura. Anche il candidato Filippo Spadola è terrorizzato per le pressioni ricevute. Telefonando ad un amico gli confida: «Ho partecipato a quel concorso ma ci sono problemi, il professor Cucinotta si è messo contro il sistema mafioso messinese». Quando il professor Catarsini viene interrogato dal pm Nastasi, conferma: «Fui convocato dal rettore e mi prospettò cosa stava accadendo per quel concorso che stava assumendo una direzione non auspicata, in quanto non sarebbe stato dichiarato idoneo il figlio del professor Macrì, persona per la quale il concorso era stato bandito. Questo perché il professor Cucinotta faceva delle resistenze. Il rettore mi chiese in modo accorato e pressante di intervenire su Cucinotta. Un eventuale rifiuto avrebbe comportato una presa di distanza del rettore dal Cucinotta stesso». - DAL NOSTRO INVIATO FRANCESCO VIVIANO
L' accusa: avere truccato concorsi per fare diventare docenti e ricercatori figli di altri docenti, di magistrati, di esponenti della Messina che conta. «Non lo potevo e non lo volevo fare - prosegue Cucinotta - non sarei stato a posto con la mia coscienza e così ho denunciato tutto alla magistratura. Spero solo che il mio non sia stato un gesto inutile, e che possa dare speranza a tanti giovani che sono figli di nessuno». Per alcuni mesi il professor Cucinotta ha girato con addosso un registratore, raccogliendo su nastro le minacce e le intimidazioni che gli venivano inviate dal rettore e da altri docenti per pilotare il concorso che avrebbe dovuto essere vinto da Francesco Macrì, figlio di un pro-rettore.
Le minacce cominciarono ad arrivare subito dopo il bando di quel concorso fatto ad hoc. Il professore Orazio Catarsini, ex preside della facoltà di Veterinaria, «messaggero» del rettore Tomasello si incontra con il professor Cucinotta e lancia un avvertimento. Catarsini: «Giuseppe, io sono soltanto un messaggero del Magnifico e con questo concorso sta scoppiando una bomba. Questo concorso lo deve vincere Macrì, in caso contrario non avrai più protezione e la magistratura aprirebbe un' inchiesta...». Pochi giorni dopo è il turno di un altro «messaggero», il docente di veterinaria Giovanni Caiola. Caiola: «Guarda che se non vince il figlio del professor Macrì ti tagliano le gambe e per te ci saranno tempi duri. Se non vince Macrì il concorso deve andare in bianco».
Ma non è soltanto il professor Cucinotta ad avere paura. Anche il candidato Filippo Spadola è terrorizzato per le pressioni ricevute. Telefonando ad un amico gli confida: «Ho partecipato a quel concorso ma ci sono problemi, il professor Cucinotta si è messo contro il sistema mafioso messinese». Quando il professor Catarsini viene interrogato dal pm Nastasi, conferma: «Fui convocato dal rettore e mi prospettò cosa stava accadendo per quel concorso che stava assumendo una direzione non auspicata, in quanto non sarebbe stato dichiarato idoneo il figlio del professor Macrì, persona per la quale il concorso era stato bandito. Questo perché il professor Cucinotta faceva delle resistenze. Il rettore mi chiese in modo accorato e pressante di intervenire su Cucinotta. Un eventuale rifiuto avrebbe comportato una presa di distanza del rettore dal Cucinotta stesso». - DAL NOSTRO INVIATO FRANCESCO VIVIANO
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